Il teatro Raffaello Sanzio di
Urbino: una raffinatissima bomboniera dal lusso garbato e dall’acustica
perfetta, a far data, mercoledì otto maggio, ore ventuno e quindici. Non poteva
esserci luogo più bello e di prestigio per la messa in scena del progetto
didattico “Poesia e teatro-Esprimere se stessi insieme”, che ha visto l’ITIS “E.
Mattei” di Urbino, per il quinto anno consecutivo, protagonista di uno
spettacolo a tema, dove recitazione, musica, canto, ballo e multimedialità si sono
affiancati e raccontati, secondo un canovaccio di tempo in tempo nuovo.
Per la regia della prof.ssa
Sonia Giacomini, la classe I C (indirizzo: elettronica ed elettrotecnica)
assieme ai ragazzi di altre classi e specializzazioni, si è cimentata, questa
volta, con l’utopia: meglio, con il “sognare” l’utopia. Il titolo della
rappresentazione recita, infatti, “Il diritto di sognare”. E per sogno è da
intendersi non tanto quello piccolo, evasivo e tutto adolescenziale (come l’età
dei piccoli artisti lascerebbe credere) tanto caro a certa mai sopita Trivialliteratur, ma quello difficile,
consapevole e adulto di un bene comune quanto mai desiderato e auspicato (ciò
che, esattamente, i piccoli artisti hanno interpretato).
Lo spettacolo dell’ITIS ha
tratto ispirazione e riflessione da una prosa poetica dell’uruguaiano Eduardo
Galeano, noto scrittore, giornalista e saggista, fra le personalità più
autorevoli e stimate della letteratura latinoamericana: “Il diritto di
sognare”, appunto. Galeano, qui, in uno dei suoi più bei fragmentos poéticos, proietta verso il futuro del terzo millennio
il desiderio amorevole e pieno di speranza di emanciparsi dalle vecchie paure,
empietà ed infamie. Quello che egli squaderna, allora, è un mondo capovolto, un
altro mondo possibile, in cui il diritto di sognare figuri tra i diritti umani
proclamati dalle Nazioni Unite, in virtù del fatto che è proprio questo
inalienabile diritto a garantire la sopravvivenza di tutti gli altri. Così, fra
l’estrema distopia della povertà ormai definitivamente vinta, dell’educazione
non più privilegio di chi può pagarla, della giustizia e della libertà tornate finalmente
a congiungersi, e tanto altro ancora, Galeano ha animato cuore e mente dei
nostri giovani studenti.
Natura, tecnologia, amore e
libertà: questi i quadri fondamentali trascelti, su cui ballerine, musicisti,
cantanti e attori hanno poi declinato, con entusiasmo e viva voglia di fare
bene, il loro personale intendimento. Su un palco importante, ancorchè reso
familiare dal pubblico di parenti, amici ed insegnanti, si sono via via
succeduti, in sapiente infilata di sfondi, brani musicali e corti, scenografie
multimediali, recitativi, happening e
videowall. Buona la
rappresentazione-trovata, a più riprese, del “viaggio” empatico e onirico,
metaforizzata dalle poltrone simil attraversata oceanica in aereo: proiezione di
pensieri gettati quanto più lontano nel tempo, in un tempo storico in avanti,
quasi ad anticipare la speranza stessa. E ad avanzare per virtù di sogno.
Buona la scelta delle canzoni,
dove le ragazze hanno vezzosamente diveggiato con grazia e misura, dispiegando
qualità di rango; buona l’organizzazione d’insieme, attenta a mettere in
rilievo le capacità di ogni singolo ragazzo; ben congegnata la fraseggiatura di
pause e riprese, come anche godibile la libera espressività dei recitativi; belle
le immagini scelte per interagire, in diorama di senso, con il significato
profondo di tutta la manifestazione. Belli i costumi, i balletti. Il clima
amichevole e di festa che ha unito pubblico e palco. E che è rimasto a lungo
nell’aria e nei capannelli di persone restate volentieri a chiacchierare
all’uscita, complice, non ultima, una tiepida e magnifica notte urbinate.
Un grazie sentito alla regista
prof.ssa Giacomini, alle prof.sse Bianchi e Tangini, per la collaborazione, e ai
ragazzi. Alla Preside Silvia Gelardi, che, tra l’altro, nel discorso con cui ha
aperto e presentato lo spettacolo, ha dimostrato una non comune capacità di
tenere la scena, un ringraziamento particolare per avere sempre portato nella
scuola ventate di novità e di crescita culturale.
Alla prossima
PG
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